Giorgio Dellacasa
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LA HABANA

FOTOGRAFIE DA UNA CITTÀ CHE RICAMBIA LO SGUARDO

Mostra e libro di Giorgio Dellacasa
a cura di Laura Manione
Con il patrocinio dell'Ambasciata della Repubblica di Cuba in Italia
e la collaborazione dell'Associazione Nazionale Amicizia Italia-Cuba.


ll suo nome ufficiale è San Cristobal de la Habana.
Ci sono stato altre volte, anni addietro.
Incuriosito dagli stessi motivi che attraggono milioni di turisti.
Con il tempo, in me, ha preso forma un’altra urgenza.
Così, lo scorso anno ci torno due volte con il solo scopo di raccontarla, di
interpretare quei luoghi e quella comunità con il mio sguardo di fotografo.
Voglio assecondare il desiderio di tradurre in immagini i contesti urbani e
la vita di una città che mi sono reso conto di amare.
Tornare a La Havana è emozionante, stimolante; sono pervaso da un
fascino magico che si percepisce camminando in ogni strada della città.
La Havana è la malanconia che affiora da una storia che ha lasciato un
segno indelebile ma anche di un popolo che, malgrado tutto, sorride
sempre alla vita, con passione.
Cerco la quotidianità per rappresentare la vita nelle sue forme e
sfumature. Parlo con le persone, nelle loro case e sui luoghi di lavoro e
scopro la voglia di aprirsi, di descriversi e farsi fotografare.
Di ognuno mi colpiscono la solarità, l orgoglio, la fierezza e una grande
dignità che trascende la sofferenza e si imprime nei ritratti scattati durante
le nostre lunghe conversazioni.
Come diceva Alex Webb «il miglior modo per conoscere e raccontare un
posto è camminare. Perché un fotografo di strada può solamente
camminare e guardare, aspettare e parlare, e poi guardare e aspettare
ancora, cercando di restare fiducioso che l’inatteso, l’ignoto o il cuore
segreto della conoscenza lo attenda proprio dietro l’angolo».




Le immagini di Giorgio Dellacasa, figlie della seconda generazione di fotografi occidentali approdata sull’isola tra la fine del secolo
scorso e i giorni nostri, fra cui Martin Parr e soprattutto Alex Webb, sembrerebbero inscriversi a pieno titolo nella street
photography. Sembrerebbero: il condizionale è d’obbligo ed è dovuto a quell’istinto da esploratore autentico che muove l’essere
umano alla comprensione e alla scoperta, rifuggendo invece ogni forma di predazione, inclusa la predazione visiva di cui sovente
è pervasa la fotografia di strada.
Nei brevi testi autografi che corredano il libro e lo trasformano idealmente in una sorta di taccuino illustrato, leggiamo infatti:
l’intenzione di creare una reciprocità con i soggetti; la capacità di chiedere permesso; l’umiltà di restare sulla soglia o farsi da
parte, se necessario. Propositi che trovano conferma nelle immagini e ci consentono di entrare in maniera non invasiva negli
ambienti nevralgici e periferici della capitale.
In sostanza, Giorgio Dellacasa non parla di La Habana, parla con La Habana.
E – a partire dal titolo, in cui compare il verbo ricambiare – davvero di conversazione e non di monologo si tratta, con tutte le
sfumature che, applicate alla grammatica fotografica, rimandano a un colloquio amicale.
Le luci morbide o filtrate addolciscono i toni, aprendosi all’intimità; le ampie e taglienti zone d’ombra segnano forse un silenzio
impenetrabile, stabilendo un limite alla nostra saccenza; la vicinanza o la distanza con i soggetti, nonché i loro gesti, misurano lo
spazio d’interlocuzione, ammettendo diversi gradi di confidenza. Ancora, poiché presenti in varie immagini: le quinte o le
«inquadrature naturali», come le definiva Luigi Ghirri, oltre a dirigere lo sguardo, di nuovo funzionano da elementi discorsivi,
introducendo brevi ma acuti incisi al dialogo. Una tale vivacità lessicale finisce fatalmente e felicemente per coinvolgere
l’osservatore, al pari della città e dell’autore.
La fotografia, se riuscita, è maggiormente propensa a sollevare domande anziché fornire risposte e queste fotografie si prestano
appunto a essere interrogate e a interrogarci. Pagina dopo pagina, esse ci chiedono se nello sguardo che La Habana sa
ricambiare, noi siamo in grado non solo di riconoscere gli altri, ma di rivedere noi stessi negli altri, ciò che siamo diventati o che
saremmo potuti essere.
In definitiva, passando dalle immagini all’immaginazione, il lavoro di Giorgio Dellacasa ci invita a rintracciare, con la sua stessa
sincerità, gli elementi che accomunano la lunga e inquieta vicenda umana, a dispetto di ogni distanza ideologica e longitudinale.
Tratto dal testo di Laura Manione





IL LIBRO
LA HABANA. FOTOGRAFIE DA UNA CITTÀ CHE RICAMBIA LO SGUARDO
Fotografie di Giorgio Dellacasa
Testi: Giorgio Dellacasa, Mirta Granda Averhoff e Laura Manione
Patrocinio: Ambasciata Repubblica Cuba e Associazione Nazionale Amicizia Italia-Cuba
Edizioni: Gente di Fotografia
Pagine: 108 + risguardi
Lingua: Italiano/Spagnolo
Anno: 2024
Formato: 265x210 mm
Confezione: Copertina brossura cartonata
ISBN 9788894761436
Per ordini: Open link
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